Voto basco: pareggio fra PNV ed EH Bildu, ma che successo per la sinistra basca

Il Partito Nazionalista Basco, perde 4 seggi, ma andrà al governo con i socialisti. EH Bildu: quasi centomila voti in più ed è prima forza in Gipuzkoa e Alava. Su 38 seggi le destre ne prendono 8.

Il voto del 21 aprile nei Paesi baschi corona uno sforzo che la sinistra basca sta portando avanti da tempo. Il dato è evidente. EH Bildu, la sinistra basca che rispetto ai comizi precedenti ha incamerato quasi centomila voti, ha raggiunto quota 27 seggi, conquistandone sei in più. Il Partito Nazionalista Basco è pari merito in seggi, ne perde quattro rispetto al 2020, e ha ‘solo’ trentamila voti in più di Eh Bildu.
Questo è il dato sociale più interessante, soprattutto se si vanno a spulciare le mappe del voto nelle tre provincie: Araba, Bizkaia e Gipuzkoa. C’è infatti la classica divisione del voto, storica, soprattutto nelle tre grandi capitali: Bilbao, da sempre in mano al Pnv, San Sebastian, dove la sinistra basca va fortissimo e Gasteiz, il luogo dell’istituzionalità e sede del governo. Ma al di fuori delle grandi città, sono i piccoli municipi che dimostrano come EH Bildu stia mangiando terreno e consensi in diversi luoghi, un dato già dimostrato dal voto municipale.

La fotografia.
Ma guardiamo la foto grande. I seggi in parlamento sono 75: i socialisti baschi, che hanno preso dodici seggi (+2), hanno già detto che rifaranno governo con il Partito nazionalista basco, il Partito Popular passa da 6 a 7, Vox riesce a mantenere un seggio, mentre Sumar entra per la prima volta in parlamento e Podemos rimane fuori.
Con molta probabilità, aspettiamo i passaggi dei prossimi giorni, quindi i giochi sono fatti.

Qualche considerazione: partiamo dal fanalino di coda, la destra, che nel Paese Basco non riesce proprio ad attecchire. Fra la destra del Partido Popular (7) e quella estrema di Vox (1) fanno 8 miseri seggi. Il governo di Pedro Sanchez, invece non può che essere contento: i socialisti hanno aumentato voti e consensi, il Partito Nazionalista Basco, che come EH Bildu sostiene Sanchez, è alleato di governo e anche Sumar – che fa sempre parte della maggioranza a Madrid – ha superato il 3% richiesto dalla legge per avere un seggio.

La sorpresa
Lo dovevano ammettere anche i commentatori della stampa mainstream spagnola: anche se i sondaggi lo avevano detto è il risultato di EH Bildu sotto i riflettori, capace di conquistare terreno e soprattutto elettori una volta accantonata definitivamente dal 2011 il tema della lotta armata.
Su questo tema l’inevitabile domanda nei giorni scorsi al candidato Pello Otxandiano di condannare il terrorismo di Eta in una intervista ha riaperto dinamiche davvero logore. Il candidato della sinistra basca ha parlato di lotta armata e non terrorismo, aggiungendo in un secondo tempo che se qualcuno fra le vittime di Eta si fosse sentita offesa porgeva le sue scuse. Il giovane candidato è stato una delle soprese della campagna: lucidamente ha anche ricordato alla stampa che Eta non dovrebbe essere tema da discutere in campagna elettorale.

Giovanni Giacopuzzi, studioso ed esperto del tema basco, ci racconta di più sulla trasformazione di Eh Bildu, una colazione di forze di sinistra e indipendentiste.

Una campagna elettorale basata sul rispetto.
Lo hanno detto molti e molte analisti e commentatrici nella diretta di diversi mezzi di comunicazione, quasi stupiti per un sostanziale fair play, soprattutto fra i candidati nazionalisti. I volti erano nuovi nella corsa elettorale, c’è un ricambio generazionale importante, così come anche voltar pagina rispetto a vecchie dinamiche è uno sforzo decisivo. Rimane, come è giusto che sia, il grande tema del racconto comune sul passato – che non significa condiviso – ma soprattutto resta un grande distacco fra la realtà basca e quella spagnola. I politologi si sono avventurati in letture che da Euskadi passavano alla Catalunya, perché alla fine il nemico interno si è spostato negli ultimi anni e la legge di amnistia per chi aveva proposto e partecipato al referendum per l’indipendenza catalana sono il tema di scontro dell’agenda politica nazionale. E il voto, in Catalunya, è fra una manciata di giorni, il 12 maggio.