Erika è nata con il pisello. A Sherwood, un sobborgo poco fuori Little Rock, in Arkansas. Uno di quei posti costruiti negli anni Sessanta, pensando che la felicità passasse attraverso cul de sac e staccionate bianche. A dodici anni ho detto alla mia famiglia che sono una donna. Papà ha passato la notte su Internet, il giorno dopo ha annunciato che ci saremmo trasferiti in California.

L’Arkansas di dieci anni fa non era un bel posto per crescere nel corpo sbagliato. Lo è ancora meno dall’anno scorso quando è stata approvata una legge che nega l’assistenza sanitaria alle persone trans minorenni. Non è un caso isolato. Leggi anti-trans, soprattutto di età minore, sono allo studio in almeno 23 stati. Si regolamentano in chiave anti-trans e non-binary gli sport scolastici, l’assistenza sanitaria, perfino i bagni pubblici. Si rimandano le donne trans nelle carceri maschili. A morire di botte, o a impazzire in isolamento “per la loro stessa protezione”.

Semplicemente, a molte persone se moriamo non importa – dice Erika. Toglierci l’assistenza sanitaria significa precluderci terapie ormonali e inibitori della pubertà. Mi sarebbe cresciuta la barba, mi si sarebbe abbassata la voce, sarei stata esposta per l’intera adolescenza allo stigma del trans, dell’uomo travestito, alla transfobia strisciante della narrativa mainstream. Sarei stata un uomo che usa un trucco per entrare nel bagno delle ragazze. O qualche altra assurdità del genere .

L’accademia dei pediatri americana ha pubblicato di recente uno studio che dimostra che metà dei ragazzi trans tenta il suicidio almeno una volta nella vita. Il 30% delle ragazze. Percentuali che diventano statisticamente irrilevanti fra chi riceve una terapia adeguata e il supporto della famiglia – famiglia scelta, o biologica che sia.

Erika ora lavora ad Oakland – nella Bay Area – ha una piccola libreria con una sezione dedicata all’inclusione, di cui va fierissima. C’è ancora tanta strada da fare ma gli ultimi due anni mi hanno dato tanta speranza. Entrano così tanti papà, perduti, smarriti. Si vede che sono pieni di amore, che ci provano. Passo le mie giornate in lacrime di gioia.

Stamattina un uomo aveva un bigliettino con i titoli di alcuni testi sulla transizione, cercava fra gli scaffali. Un uomo più anziano gli ha stretto la mano, gli ha detto che anche lui all’inizio non sapeva nulla. E che stava facendo la cosa giusta.