Il mar Rosso, il barone rosso, le giubbe rosse, le mie cose, le regole, l’indisposizione, l’arrivo del marchese… tutti giri di parole per nascondere i termini “mestruazioni” e “ciclo mestruale”, che per secoli sono stati praticamente innominabili, causa di scherno e imbarazzo.
Associazioni e gruppi femministi hanno lottato per rompere il tabù, informare e creare consapevolezza su un tema tanto naturale quanto delicato.
Oggi finalmente qualcosa sta cambiando: l’azienda Pantone, che si occupa di catalogazione dei colori, ha lanciato il “rosso mestruazioni” contro i pregiudizi sul ciclo, a metà giugno a Milano si è tenuto il primo festival del ciclo mestruale, e gli editori sempre più pubblicano libri come Rosso è bello di Lucia Zamolo (Sonda 2020) o È tutto un ciclo di Lily Williams e Karen Schneemann (Il Castoro 2020).
Eppure, esistono ancora diverse battaglie da combattere, a partire dalla cosiddetta “tampon tax”, l’Iva che viene applicata su assorbenti e prodotti per l’igiene femminile: in Italia nel 2021 il governo ha approvato una riduzione dal 22% al 10%, senza arrivare però al 4% come è previsto per i beni di prima necessità.
E poi c’è la questione del congedo mestruale: la norma, che permette di astenersi dal lavoro alle donne che soffrono di mestruazioni dolorose, è stata approvata lo scorso maggio in Spagna, ma in Italia sembra ancora lontana. “Nel nostro paese il dibattito è ancora arretrato”, commenta Esmeralda Rizzi, dell’ufficio Politiche di genere della Cgil. “Il sistema imprenditoriale ragiona ancora come Elisabetta Franchi, pretendendo dalle lavoratrici e dai lavoratori di essere disponibili 24 ore su 24. Se prendiamo l’idea del dipendente che deve essere sempre a disposizione e la applichiamo alla donna, ecco allora che fare un figlio diventa un problema, e persino avere le mestruazioni”.
Anche in Italia nel 2016 era nata una proposta di legge (la 3781) per istituire il congedo mestruale, ma l’iter è bloccato al Parlamento. “Noi donne viviamo in mondo a misura di uomo”, afferma Rizzi. “Il congedo mestruale deve diventare un elemento di cultura, ancor prima che una forma di tutela: deve servire a riconoscere la diversità femminile e mettere la donna allo stesso livello dell’uomo”.
“Oltre i pregiudizi” fa parte del dossier “Il sangue nascosto” pubblicato su Tabù, il quarto numero del nostro trimestrale cartaceo: per circa quarant’anni della loro vita, ogni singolo mese, le donne hanno le mestruazioni. Un fenomeno naturalissimo di cui ancora si tende a parlare sottovoce, con conseguenze pratiche per esempio in ambito sportivo, dove il ciclo può influenzare la performance. Il pudore sociale che circonda l’apparato riproduttivo femminile comporta la difficoltà, per chi soffre di patologie come endometriosi e vulvodinia, di ricevere la giusta diagnosi. Per non parlare della carente formazione del personale sanitario con cui si scontrano gli uomini trans e le persone non binarie che mestruano. La menopausa, infine, momento complesso e delicatissimo che grazie all’aumentata aspettativa di vita dura oggi diversi decenni, è accompagnata da scarsa consapevolezza generale e dallo stigma dell’invecchiamento. Che la responsabilità sia del patriarcato o meno è arrivato comunque il momento di cambiare le cose. Come si legge negli articoli di questo dossier a firma di Alice Facchini, Cora Ranci (Le malattie invisibili), Gabriella Grasso (La rivoluzione della menopausa).