Non è mai facile accostarsi a un’opera come L’Eternauta di Héctor Germán Oesterheld e Francisco Solano López, che è allo stesso tempo un classico della Nona Arte e un cult della narrativa di ogni tempo. Anche per questo, la serie tv prodotta da Netflix era attesa da tanti con un misto di trepidazione e timore.
Ma cominciamo dall’inizio – che di fronte a una storia come L’Eternauta è tutt’altro che una banalità. Il fumetto scritto da Oesterheld e disegnato da Solano López esce per la prima volta in Argentina alla fine degli anni ’50, a puntate su rivista.
Quel primo ciclo di storie darà poi origine a una serie di sequel a opera degli stessi autori, nonché a un reboot scritto sempre da Oesterheld con i disegni del maestro del bianco e nero argentino, Alberto Breccia: insieme, i due daranno vita anche a una leggendaria biografia a fumetti di Ernesto Che Guevara.

Anche a causa del suo lavoro su Che e L’Eternauta, Oesterheld è fin da subito inviso al regime che prende il potere in Argentina con il golpe militare del 1976: poco tempo dopo, nel luglio 1977, il fumettista scompare misteriosamente, entrando a far parte dell’ampia schiera dei desaparecidos.
Quel primo nucleo narrativo dell’Eternauta, pubblicato nel corso dei decenni in tutto il mondo, nel frattempo è diventato un classico: capostipite della scuola fumettistica del bianco e nero argentino, grandiosa parabola fantascientifica, profonda allegoria umana e politica della società.
Lo scontro degli sfortunati protagonisti con un potere immenso e imperscrutabile, il coraggio della resistenza e l’eventualità della sconfitta sono state interpretate di volta in volta a seconda delle epoche come uno scontro con la dittatura argentina, con l’imperialismo statunitense o altro ancora, ma rappresentano in ogni caso un’epopea senza tempo.

I quattro amici che giocano a carte in una soffitta di Buenos Aires, la neve che inizia a cadere misteriosa e si rivela ben presto implacabile strumento di morte, le imprevedibili peripezie alle quali il gruppo va incontro per sopravvivere in un mondo completamente stravolto, sono i pilastri di un racconto che ha affascinato intere generazioni di lettori.
E la serie Netflix, va detto subito, riesce a restituire quelle atmosfere a distanza di oltre sessant’anni dall’uscita del fumetto, sfruttando al meglio le peculiarità del mezzo televisivo pur molto diverse rispetto a quelle della tavola disegnata.
Meglio e più che nella trasposizione hollywoodiana di V for Vendetta, il senso di claustrofobica oppressione che pervade il fumetto – grazie all’uso sapiente del bianco e nero unito a una griglia rigida con vignette di piccolo formato – riecheggia nell’oscurità di molte scene della serie, ambientate in luoghi chiusi e poco illuminati, capaci di evocare la primordiale paura del buio insieme a scelte di fotografia precise e coerenti.

Anche l’allegoria umana e sociale che pervade la serie a fumetti risuona fedele nella trasposizione televisiva, nonostante il cambio di epoca: rifuggendo la tentazione di una retrospettiva ambientata negli anni ’50, infatti, i sei episodi di Netflix si svolgono al giorno d’oggi, essendo quindi contemporanei ai loro autori proprio come l’opera originaria.
La diversa collocazione temporale consente tra l’altro di richiamare diversamente la dittatura argentina: mentre il fumetto la anticipava di quasi vent’anni, la serie tv la cita indirettamente con importanti riferimenti alla guerra delle Falkland/Malvinas, che rappresentò l’inizio della fine per la giunta militare.
Un altro aspetto che accomuna le due opere è la coralità dei personaggi: alla condizione individuale dell’Eternauta, novello Robinson Crusoe, fa infatti da contraltare la centralità di una serie di figure tutte importanti quanto Juan Salvo, alle quali si aggiunge la presenza fisica e tangibile dell’ambientazione all’interno della città di Buenos Aires.

La capitale argentina diventa un vero e proprio personaggio del racconto, con le sue avenidas e i luoghi simbolo come lo stadio del River Plate: ma è il protagonismo mutilato di una città assediata, colpita tanto quanto la sua gente da un’invasione brutale e repentina.
Eppure, insieme alla città, i suoi abitanti non si piegano di fronte a quello che sta accadendo: al contrario, la loro ammirevole e disperata resistenza è il filo conduttore di entrambe le narrazioni, in quello che lo stesso Oesterheld ha definito “un caso di eroismo collettivo, una prova di valore assolutamente comunitaria”.
Forse è per questo, più che per l’aspetto fantascientifico evocato dal titolo, che L’Eternauta sembra non accusare il trascorrere del tempo: perché è una storia di resistenza, che in ogni epoca resta l’unica strada possibile quando tutte le altre sono svanite.
