Indomite, trenta storie di donne che fanno ciò che vogliono

Da un paio di settimane è uscito Generi, quinto numero della rivista cartacea di Q Code. Un numero che segna il passaggio da semestrale a trimestrale e l’avvio della collaborazione con un nuovo editore.

Nona Arte non poteva esimersi dal salutare un momento così importante nella vita della rivista: da qui la scelta di dedicare l’uscita di aprile al tema del genere e dei generi, recuperando un’opera a fumetti davvero speciale.

Indomite. Storie di donne che fanno ciò che vogliono, di Pénélope Bagieu, non è esattamente una novità, essendo uscita in due volumi tra il 2018 e 2019, anno in cui ha vinto il prestigioso Eisner Award come Miglior titolo straniero.

Il successo dei volumi a fumetti è tale da indurre France tv a co-produrre una bella serie animata, tradotta in italiano con la voce narrante di Isabella Ragonese e disponibile gratuitamente su RaiPlay.

Il mese scorso, dopo aver pubblicato separatamente i due volumi in precedenza, Bao Publishing ha riproposto Indomite in un’edizione integrale avvolta in una vistosa copertina rosa shocking.

Come a dire: se vogliamo decostruire gli stereotipi, cominciamo da quelli più classici. Perché Indomite è prima di tutto questo: una preziosa cassetta degli attrezzi per smontare i luoghi comuni che sono tuttora alla base delle discriminazioni di genere.

Ma è anche tanto altro, perché per raggiungere l’obiettivo sceglie la strada più efficace e affascinante: quella dell’esempio. Le storie raccontate dall’autrice parlano da sole, senza bisogno di particolari sovrastrutture.

Le vite di trenta donne di tutte le epoche, i continenti, le provenienze sociali, protagoniste di percorsi fondamentali per l’emancipazione femminile o di piccole vicende straordinarie, sono attraversate da una tale energia che sembrano voler uscire dalla pagina.

Ci sono regine e imperatrici, attrici e musiciste, attiviste politiche, scienziate, atlete, guerriere, artiste, pioniere della medicina, operatrici sociali, giornaliste, fuorilegge, un’astronauta e una mecenate.

In appena 8 pagine ciascuna – cui corrispondono i 3 minuti a episodio della serie animata – sono riassunte le vite di queste donne che fanno ciò che vogliono, dall’inizio alla fine o magari con un brusco cambio a metà del percorso.

Alcune, come Peggy Guggenheim, sono note per il loro lascito, meno per la loro storia personale. Altre, per quanto conosciute, sono tremendamente sottovalutate, come nel caso di Betty Davis.

Altre ancora sono loro malgrado parte della storia come le sorelle Mirabal, fatte uccidere dal dittatore dominicano Trujillo il 25 novembre del 1960, giornata dedicata proprio in loro memoria all’eliminazione della violenza contro le donne.

Pénélope Bagieu racconta storie capaci di ispirare e lo fa senza alcun timore, proprio come le “sue” Indomite: con ironia e sincerità, uno stile fresco e tagliente, pur affrontando storie spesso difficili e fuori dalle righe.

Vicende come quella di Nzinga, la regina africana che combatté i colonizzatori europei, o di Wu Zetian, prima e unica imperatrice della storia cinese, non aderiscono certo agli standard del politicamente corretto.

Ma proprio come quelle di Lozen, guerriera e sciamana apache, e Phoolan Devi, fuorilegge e poi parlamentare indiana, dimostrano la capacità dell’autrice di illuminare le zone d’ombra della narrazione di genere mainstream.

L’elenco potrebbe essere ancora molto lungo, perché queste storie hanno tutte qualcosa da insegnare in termini di affermazione e realizzazione personale, superamento dei tabù religiosi, sessuali, estetici, politici, sociali, sportivi e chi più ne ha più ne metta.

Ma attenzione a pensare che questo libro abbia solo un valore divulgativo, perché Indomite è molto di più. È la dimostrazione che un altro mondo è possibile, e che non saranno le diseguaglianze di genere a impedire di costruirlo.